Nel tondo, posto al centro, è riconoscibile una figura femminile, forse proprio la moglie del committente, Caterina Pio di Savoia, che morì nel 1557. Ma che nell’anno di esecuzione degli affreschi partorì, il 6 agosto 1550, Enrico Caetani. Quindi, si potrebbe, secondo me, compiere una lettura di questi affreschi basandosi proprio sui dati esposti e pensare che siano legati proprio all’evento del parto. Al lato del tondo, con l’effige della consorte di Bonifacio, sono posti due fanciulli che urinano uno su di una donna e l’altro su di un uomo.
L’urina era utilizzata nella medicina antica come sostanza disinfettante, lo attesta anche Plinio. In pittura è letta anche in una connotazione di fecondità e contro le forze oscure del destino. Alla base vi è Diana, con arco e faretra, all’interno di un tempietto, con le fiaccole accese, a ricordare la sua accezione di dea della luce. Diana, era la custode delle fonti e la protettrice delle donne cui assicurava parti non dolorosi. Inginocchiati ai piedi della dea vi sono due figure. Sotto vi è una testa di bovino che è il segno tangibile della sovranità sul Lazio.
Fa riferimento all’episodio, raccontato da Tito Livio, secondo il quale chi avesse sacrificato un bovino di grande bellezza avrebbe dato al suo popolo l’egemonia sull’intero Lazio antico. Così il sabino, proprietario del bovino, che si era recato al tempio di Diana a Roma per compiere un sacrificio in onore della dea, venne distratto dal sacerdote del tempio, che attraverso uno stratagemma riuscì lui invece a compiere il sacrificio del bovino, garantendo così alla città di Roma l’egemonia. Ai lati della testa dell’animale vi sono due armature. Ovviamente il Caetani ha voluto sottolineare l’importanza della famiglia baronale romana che con il papa Bonifacio VIII, membro insigne della casata, istaurò l’egemonia sul territorio circostante. Inoltre, all’incirca in questo periodo, 1550, Bonifacio entrò al servizio del re di Francia, Enrico II, con il grado di capitano. L’importanza del ruolo ottenuto dal Caetani e la relativa agiatezza economica che ne derivava, poteva essere la molla per commissionare questa cappella di famiglia strutturandola in base alle decorazioni che venivano fatte a Roma. Il Siciolante, tra l’altro avendo lavorato con Perino del Vaga, uno dei pittori molto in voga nell’Urbe, era sicuramente un pennello molto qualificato.
Nell’estradosso dell’arco, ai lati vi sono raffigurati due figure sdraiate con dei libri aperti, a destra dell’osservatore vi è un profeta, mentre a sinistra una sibilla. Nel registro superiore della calotta absidale oltre che all’immagine di Maria Assunta in cielo compaiono scene tratte dall’Antico Testamento. In particolare gli episodi tratti dalla Genesi che raffigurano: “la creazione di Adamo”,“la creazione di Eva” e “il peccato originale”. Prendono influssi dalla decorazione michelangiolesca della volta nella Cappella Sistina (1508-1512) in Vaticano. Ma anche dalla Cappella Ponzetti eseguita da Baldassarre Peruzzi, collocata dirimpetto alla cappella Cesi, in Santa Maria della Pace a Roma, dove il Siciolante lavorò.
Nel registro inferiore si possono ammirare le scene del Nuovo Testamento, con episodi della Passione di Cristo: “la flagellazione di Cristo”, “Cristo in giudizio davanti a Pilato”, “la salita al Golgota”.Nella zona centrale, sopra l’altare vi è un rovinato affresco raffigurante la Sacra Famiglia.
Pilastri più piccoli decorati con erme femminili sostengono la finta intelaiatura del riquadro centrale. Proseguendo, sul lato destro, vi è raffigurato San Bonaventura da Bagnoreggio, racchiuso da una finta nicchia, contornata da paraste con capitelli corinzi. Due giovani nudi sono sdraiati sopra la nicchia e tengono una mano poggiata sulla testa bovina. Mentre nella fascia superiore è visibile un piccolo riquadro raffigurante “la risurrezione di Cristo”. Il santo fu un vescovo e cardinale della chiesa. Indossa la mitra, il piviale, chiuso davanti da un fermaglio detto razionale e sorregge con la mano destra il bastone detto pastorale. Mentre il galero, cappello rosso cardinalizio, è posto per terra ai piedi del santo, come segno di umiltà.
Mentre nel lato sinistro vi è raffigurato San Girolamo, altro dottore della chiesa, che è raffigurato tra lo stesso tipo di decorazione architettonica dell’altro lato appena esaminato. Mentre nella fascia superiore è visibile un piccolo riquadro raffigurante “la crocifissione di Cristo”. Le fattezze del santo sono descritte dal Siciolante con estrema precisione naturalistica. Si noti la muscolatura allungata, il torso flessuoso ma possente. La fronte alta e spaziosa, la testa rada di capelli, il naso appuntito, la barba fluente e bianca. Accanto al santo vi è un leone sdraiato, a cui Girolamo tolse una spina dalla zampa guadagnandosi la sua fedeltà. Inoltre il santo, omonimo del pittore, tiene un teschio in mano come simbolo di penitenza. Nella mano destra, chiusa quasi a pugno, invece tiene, una pietra per percuotersi il petto.
By Sonia Testa
Per approfondimenti ed una lettura più dettagliata si consiglia il libro:
Sonia Testa, La Cappella Caetani nella Chiesa di San Giuseppe a Sermoneta
Verso una nuova lettura degli affreschi, Roma 2015