Mistero svelato su alcuni graffiti presenti tra i capitelli del lato sud-est del chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo

 Mistero svelato su alcuni graffiti presenti tra i capitelli del lato sud-est

del chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo a Sermoneta (Lt)

Il chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo è un luogo intriso di storia e simbolismo, dove i capitelli rappresentano dei frammenti d’arte e di spiritualità. Tuttavia, alcuni di essi sono autentici mentre altri sono purtroppo posticci, il che può confondere gli sguardi non esperti.

1. Abbazia di Valvisciolo, Chiostro, lato sud-est, capitelli con graffiti posticci: stemma e calice (Sacro Graal)

Ad esempio, due graffiti raffiguranti rispettivamente: uno stemma e un calice, definito “il Sacro Graal”, potrebbero trarre in inganno chi non è a conoscenza dei dettagli (foto1-2).

E’ evidente che si tratta dell’opera di qualche “artista”contemporaneo che, giocando con il mistero, ha cercato di ingannare gli osservatori meno preparati.

 

 

 

2. Abbazia di Valvisciolo, Chiostro, lato sud-est, particolare capitello con graffito posticcio raffigurante un calice (Sacro Graal)

E’ importante approcciare con curiosità e attenzione questi luoghi, che hanno subito anche notevoli rimaneggiamenti e trasformazioni nel corso del tempo. Ricordiamo in particolare i restauri  voluti da Pio IX, con gli interventi del 1863-65; quelli dell’Abate Stanislao White;  i restauri dell’anteguerra; quelli dell’Abate Savastano; i restauri del 1957 e del 1980;  per finire a quelli del 1995-97.

In modo da apprezzarne appieno la bellezza e coglierne i significati celati dietro i simboli presenti già dal XIII secolo.

Anche se alcuni elementi possono essere fuorvianti, la conoscenza e la ricerca permettono “a occhi attenti e preparati” di distinguere tra ciò che è autentico e ciò che è frutto di un’aggiunta artificialmente eseguita.

Infatti, attraverso l’immagine del 1980 (foto 3) si può notare come non ci sia la presenza dei graffiti presi in esame.

3. Abbazia di Valvisciolo, Chiostro, lato sud-est, particolare dei capitelli che non presentano alcun graffito ne raffigurante uno scudo ne un calice (Sacro Graal). La foto che risale al 1980 è una prova documentata della non originalità dei graffiti presi in esame.

In un altro articolo si tratterà in modo più approfondito dell’operazione di restauro degli anni 1957-58 che vide il recupero e la messa in opera di colonnine che andarono a sostituire quelle mancanti soprattutto nel lato sud-est del chiostro. Le colonnine aggiunte vennero trattate in modo da poter essere distinte da quelle autentiche. I capitelli ebbero forme simili agli originali ma più tozzi e con foglie stilizzate e con forme molto semplici e quasi geometriche. Quindi ad un esame attento e ravvicinato risultano essere sufficientemente identificabili.

Per concludere dedichiamo qualche breve nota sugli ambienti che vi erano collocati nella galleria sud – est del chiostro di Valvisciolo: il locutorium, il refettorio dei monaci e la cucina. Oggi questi ambienti sono stati destinati ad altro uso e della cucina si può notare solo la porta murata di accesso, che dava nella stessa galleria.

Nel De claustro anime, di Ugo di Fouilloy, emergono chiaramente i principali temi della edificazione dei claustrali: l’umiltà, il disprezzo dell’orgoglio e della superbia, la confessione, passare dai vizi alle virtù, il desiderio di contemplare Dio e alla base di tutto vi è posto il continuo pentimento.

Tutti i locali del monastero quindi sono collocati secondo un punto cardinale, oltre che ospitare i luoghi della vita comune, richiamano: il disprezzo di sé, il disprezzo per il mondo; l’amore per il prossimo; l’amore di Dio.

Il lato nord è quello che ricorda al monaco la virtù dell’amore di Dio e guarda a mezzogiorno, dove il sole è più alto ed è il lato riservato alla preghiera. Il lato est è il lato della virtù del disprezzo di sé e guarda al tramonto, al sole che cala e qui sono collocati gli ambienti che ricordano al monaco di non chiudersi in sé. Il lato sud ricorda al monaco la virtù del disprezzo del mondo e guarda alla notte. Il lato ovest è il lato della virtù dell’amore del prossimo e guarda all’alba, al sole che sorge ed è il lato della carità verso i pellegrini, verso i malati, i poveri.

BIBLIOGRAFIA SULL’ABBAZIA DI VALVISCIOLO EDITA DALLA SCRIVENTE:

  • Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo Vallis lusciniae, Pontinia, 2007.
  • Sonia Testa, La cappella di San Lorenzo nuove scoperte, Roma, 2012.
  • Sonia Testa, Simboli Templari Medioevali Rinascimentali a Sermoneta, Roma, 2012
  • Sonia Testa, Figure simboliche, frammenti d’arte e di spiritualità, Roma, 2017
  • Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo tra storia, arte, simboli e testimonianze cistercensi a Sermoneta, Roma, 2021

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!