La lucertola scolpita nella Sala Capitolare dell’Abbazia di Valvisciolo

download (1)Entrando proprio nella Sala Capitolare, uno degli ambienti più importanti del Chiostro, è possibile cogliere alcuni particolari che rimangono sempre un pò celati.

L’aula Capitolare è chiamata così perché ogni giorno i monaci vi leggevano un capitolo della Regola di San Benedetto. Inoltre, vi si riunivano per decidere sulle questioni più importanti che riguardavano la comunità.

 A queste riunioni però non potevano partecipare i fratelli conversi, che  potevano solo ascoltare dall’ esterno, attraverso le due bifore. Questi erano, quindi, images (2)fratelli uditori e non avevano voce in capitolo. Ed è proprio da questo che trae origine in famoso modo di dire “tu stai zitto perché non hai voce in capitolo”.

Anche se oramai è una frase un pò desueta e le nuove generazioni la utilizzano pochissimo e alcuni di loro non l’hanno mai nemmeno sentita!

 

La nostra attenzione però adesso si deve posare sul massiccio pilastro circolare sul lato destro, alla cui base è scolpita una lucertola campestre.

Aimagesnimale che assume diversi significati, può in alcuni casi simboleggiare la Risurrezione, la rinascita, la fede. Nell’antica Roma la lucertola era simbolo di rinascita dato che durante l’inverno cadeva in letargo per poi rinascere in primavera. Una interpretazione
molto interessante è quella legata all’attitudine dlucertolaella lucertola a cercare sempre la luce del sole e interpretata come l’immagine dell’uomo che anela a Cristo, quindi come simbolo di fede (probabilmente questa interpretazione deriva dal medioevo). Si ritiene anche che quando l’animale invecchia perda la vista. La lucertola , quindi, ormai cieca striscia nella fenditura di un muro rivolto verso Oriente e una volta al sole riacquista per un attimo la vista.

By Sonia Testa

Per approfondimenti si consiglia:

-Sonia Testa, l’Abbazia di Valvisciolo, Vallis lusciniae;

-Sonia Testa, Simboli Templari Medioevali e Rinascimentali a Sermoneta;

 

 

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!