Antonio Cavallucci pittore di Sermoneta detto “il Raffaello del suo tempo”

Antonio Cavallucci  pittore di Sermoneta detto “il Raffaello del suo tempo”

Figlio del fabbro Bartolomeo e di Maria Agnese Baroni, nacque il 21 agosto del 1752 a Sermoneta.

Il padre, viveva a Cisterna ed era al servizio del duca Michelangelo Caetani per il qualie restaurò le artiglierie danneggiate dalle truppe spagnole nel 1744.

Una interessante leggenda narra che il talento del giovane Antonio venne scoperto da Francesco Caetani, (il quale succedette a Michelangelo e confermò l’incarico di Bartolomeo nel Castello) che si reseconto  della sua spiccata propensione verso il disegno e la pittura.

Così narra il De Rossi:<< A caso un giorno il Duca vide le camere della fortezza delineate nei muri alcune figure che conoscevansi per ischerzi fanciulleschi ma che pure mostravano tracce di spirito e di proporzione. Ne fu richiesto l’ autore e Bartolomeo manifestò esser suo figlio Antonio e facendo elogio al talento di lui, non per quegli scherzi lo dipinse mirabile ma per la naturale abilità colla quale senza maestro suonava il cembalo .Quanto è vero che  la musica e la pittura richiedendo euguali talenti facilmente allignano nello stesso terreno. Fu presentato allora il fanciullo Antonio al Duca suo signore ed il padre che in lui sperava un buon professore di musica glie lo raccomandò fervidamente acciocchè gli prestasse qualche aiuto, onde in Roma potesse avere le opportune istruzioni in quell ‘arte. Fu dunque collocato il fanciullo in Roma presso suo zio familiare anch esso della casa Caetani ma il suo protettore conoscendo che poco utile professione sarebbe stata pel Cavallucci la musica volle piuttosto tentare se veramente fondata fosse in lui quell’ inclinazione che mostrava al disegno. Provò quindi a porlo sotto la scuola di Stefano Pozzi che avea in quei tempi fama di buon professore ed intelligente maestro. Era nell’ anno decimoquarto della sua età il Cavallucci quando incominciò a guardare il disegno come una seria applicazione e non più come uno scherzo fanciullesco. Rapidi furono i suoi primi passi e in pochi mesi sapea cosi bene copiare le parti separate del corpo umano che il suo maestro lo credè già in istato di disegnare le intiere figure e doро breve tempo di studiare sul vero Frequentò allora con assiduità le accademie >>.

Dalla testimonianza di De Rossi sappiamo che il Caetani lo condusse appena tredicenne a Roma da uno zio paterno che era.al servizio del duca come maestro di Casa della villa sull’Esquilino.

Il giovane a Roma  studiò dapprima con Stefano Pozzi e successivamente con Gaetano Lapis. Fu anche allievo nell’Accademia di San Luca ove si dedicò  allo studio del disegno acquisendo così le basi necessarie per il suo linguaggio accademico.

Nella Roma di Pio VI Braschi, pontefice che aveva da subito chiarito la linea guida del suo governo per il rinnovo morale e religioso che intendeva seguire per combattere i pericoli di eresia e di disgregazione. Secondo Giovan Battista Vinci il Cavallucci ebbe ottimi rapporti con l’entourage del pontefice, sia con il Cardinale Romualdo Braschi che con il fratello di questo a cui fece dei ritratti. Inoltre lo stesso papa lo definì “il Raffaello del suo tempo”.

Secondo le fonti frequentò come apprendista gli atéliers di  Pompeo Batoni e di Anton Raphael Mengs.

Il pittore sermonetano ottenne nel 1771  il primo premio della seconda classe di pittura nel Concorso Clementino  con  la Visita dei tre angeli ad Abramo. Lo stesso Mengs, allora principe dell’Accademia, avrebbe giudicato il Cavallucci “giovinetto di molta speranza”.

Ebbe, tre anni dopo, il secondo premio del concorso Balestra con il quadro Separazione di Ettore da Andromaca (Roma, Accademia di S. Luca). La sua pittura è scenografica e vaporosa.

 

Tra le opere del periodo giovanile vi è il fregio dipinto a tempera in una delle stanze della casa natale del Cavallucci, proprio a Sermoneta (tuttora esistente e riportato dalla Roettgen ) vi si alternano piccoli riquadri di paesaggi con quattro ritratti monocromi di filosofi e poeti antichi, ognuno affiancato da due putti.

Fu proprio la duchessa di Sermoneta, Teresa Corsini a commissionare al Cavallucci la sua prima pala d’altare,  per la collegiata di Cisterna, raffigurante la Visione di STeresa (distrutta nella seconda guerra mondiale). Datata dalla critica tra il 1771 e 1773.  Sempre per i Caetani dipinse tre quadri di  medio formato di cui uno soltanto è conservato, Abigail e Davide (Roma, Fondazione Caetani).

Il primo ritratto documentato del Cavallucci è il disegno di Francesco Caetani, per l’incisione (1772) di P. L. Bombelli.

Dopo l’acquisto, da parte dei Caetani, del palazzo in via delle Botteghe Oscure,  nel 1776, cominciò la decorazione pittorica dell’appartamento nobile.la decorazione ebbe inizio dalle Storie di Ippomene e Atalanta, e dalle Storie di Diana e di Apollo circondate in motivi a grottesche che ricalcano le decorazioni cinquecentesche che venivano a loro volta riprese dalle decorazioni delle domus pagane.

Poi vi è la decorazione della galleria dove vi è raffigurato l’Ingresso trionfale di Giovanni Caetani a Gaeta dopo la sconfitta dei Saraceni. E ancora vi è la sala di Giunone, dove nella volta è raffigurata Giunone sul suo carro. Si nota una maggiore adesione al classicismo di stampo arcadico.

Così gli anni Settanta e Ottanta rappresentano il periodo di maggiore attività dell’artista soprattutto dopo la realizzazione della decorazione del Palazzo Caetani a cui fecero seguito altre commissioni importanti (Braschi, Albizzi, Cardinal Zelanda).

Tra il 1777 e il 1779 il Cavallucci dipinse una serie di ritratti tra cui quello di Francesco Caetani e di Teresa Corsini (Roma, Fondaz. Caetani) e nello stesso periodo fece il ritratto del Beato Giuseppe Labre (morto nell’anno 1783), uno dei suoi più belli (ora a Boston, Museum of Fine Arts).

Verso la fine degli anni Settanta riceve da monsignor Albizzi l’incarico di alcune sovraporte di diverse cappelle in San Pietro.

Nel 1786 realizzò l’opera che divenne più celebre l’Origine della Musica. Ma il viaggio nel 1787 tra Firenze, Bologna, Parma, Venezia fu molto importante per la sua formazione e lo studio dei pittori del Cinquecento veneziano ed emiliano.

Le fonti lo descrivono mite, riservato e sincero, Era estremamente laborioso, ma non ambizioso. Molto  religioso e devoto, come dimostra anche la predilezione, nei suoi dipinti, per la tematica sacra, condusse vita quasi da monaco.

Nel palazzo della famiglia Caetani  il pittore aveva  i suoi tre studi chiamati “studio d’inverno”,“studio grande” e “studio a pianoterra de’ scolari”.

Il 18 novembre 1795 il Cavallucci morì nella sua abitazione nel palazzo Caetani, a Roma, all’età di quarantatré anni.

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

  • Giovan Battista Vinci, Elogio storico del celebre pittore Antonio Cavallucci, 1795
  • Giovan Gherardo De Rossi, Vita di Antonio Cavallucci da Sermoneta pittore,1796
  • S. Roettgen, Antonio Cavallucci Un pittore romano tra tradizione e innovazione, in Bolld’arte, LXI (1976), 3-4, pp. 193-212
  • Sonia Testa, Antonio Cavallucci pittore di Sermoneta detto “il Raffaello del suo tempo”. Roma 2021 (in corso di stampa)

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!