La madonna della rosa di Emilio Savonanzi

La madonna della rosa di Emilio Savonanzi

Nel presbiterio della chiesa abbaziale di Valvisciolo molto interessanti sono, oltre gli affreschi, anche le preziose tele che sono state donate all’abbazia dal Papa Pio IX.

Nel 1863 il pontefice visitò l’abbazia e portò con sé diversi doni tra cui i grandi quadri che provenivano dalla chiesa di san Lorenzo f. l. m. di Roma. Sulla parete destra vi è il quadro del pittore Emilio Savonanzi raffigurante la Sacra Famiglia con santa Elisabetta e san Giovannino.

Definita da Schleier di <<rigorosa simmetria neocinquecentesca, conservatrice e arcaizzante>> .

 

L’opera risale agli anni tra il  1619 – 1624 e faceva parte di un importante ciclo decorativo che prevedeva sei altari completi di pale e finalizzato a rinnovare l’aspetto della basilica romana in vista del giubileo del 1625.

Il Savonanzi, che stava lavorando con il Guercino, venne quindi fatto chiamare a Roma. La critica lo definisce una persona estrosa e piacevole dalla personalità artistica cangiante e <<dalla buona pratica di riunire più stili in uno>>. Un pittore che annovera un caravaggismo alquanto temperato.

Nella composizione della sacra famiglia vi emergono accenni anche alle opere romane di Orazio Gentileschi, alla sibilla di  Dosso Dossi, al Guercino, al Lanfranco, ad un naturalismo emiliano più stretto. Nella composizione Maria tiene sul suo grembo il Bambino ed è seduta su di un antico monumento funebre, un sarcofago, con motivo a festone.  Sulla sinistra vi è la figura amorevole di San Giuseppe che riceve da Gesù una rosa rossa anche questa ha una connotazione simbolica funeraria ed evocativa della sua futura Passione. Inoltre l’aureola di Gesù con i suoi raggi forma una croce. Il Bambino con la mano sinistra indica il Battista e con il pollice e l’indice aperti allude alla sua duplice natura, sia umana che divina. Sul lato destro vi sono Santa Elisabetta con San Giovannino, che con il cartiglio ci ricorda il sacrificio dell’Agnus Dei. Sullo sfondo vi è una quinta architettonica con ben visibile una balaustra ed edifici romani.

BIbliografia essenziale:

– Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti. Dal Pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano VIII nel 1642

-Antichità viva. Anno VIII, Numero 4 – Luglio-Agosto, 1969 – Contiene: E. Schleier, Emilio Savonanzi: inediti del periodo romano

-Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo, “Vallis Lusciniae” Ars et Historia. Pontinia, 2007

– AA.VV. I Colori del buio, I caravaggeschi nel Patrimonio del Fondo Edifici di Culto, Catalogo della mostra Roma, Palazzo Ruspoli 15 aprile-18 luglio 2010, Skira editore

-Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo tra arte, storia, simboli e testimonianze cistercensi a Sermoneta. Roma 2021 

 

https://www.soniatestaguidagae.com/

https://www.youreporter.it/pillole-del-nostro-territorio-dentro-lopera-di-emilio-savonanzi/

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!