Solitamente arrivando si è frementi di curiosità e quando si entra nel Chiostro la prima cosa che ci si aspetta di trovare ben visibile è proprio il Sator! Anche perchè spesso si giunge in abbazia avendo già colto le prime informazioni su internet. Poi, ovviamente si rimane un pò delusi per via della sua poca visibilità. Fortunatamente, da qualche anno, è stato posto un pannello di plexiglass a protezione, visto che il graffito nell’intonaco stava andando a deperirsi. Comunque, per essere ancora più chiari, per quanto riguarda la sua collocazione, entrando dal portone centrale, passando oltre la porta dell’ufficio parrocchiale, dopo i pannelli con i ritratti dei papi, si deve imboccare la prima galleria sulla destra. E lo si trova subito dopo aver fatto pochi passi, sul muro di destra.
Questo simbolo, che ha una struttura denominata palindroma, è stato interpretato in vari modi e rappresentato in varie forme.
Ritenuto da alcuni un cittogramma cristiano che nel simbolo dell’aratro a forma di croce e nelle venticinque lettere sembra alludere alla sofferenza redentiva di Cristo.
SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS
Se proviamo a scrivere le cinque parole una di seguito all’altra, capiamo subito che formano insieme una frase detta appunto palindroma, che può essere letta anche in senso inverso.
S A T O R A R E P O T E N E T O P E R A R O T A S
Possiamo notare che anche la parola TENET è palindroma, mentre se leggiamo al contrario la parola SATOR vine fuori ROTAS. E ancora se facciamo lo stesso con la parola OPERA leggiamo AREPO. Affascinante vero?
Questa struttura è stata rinvenuta in molti luoghi soprattutto in Europa e citata in vari studi, però, sempre sotto forma di quadrato (in forma circolare ve n’è un esemplare ad Aosta nel pavimento musivo della Chiesa di Sant’Orso e due esemplari a Siena).
Mentre l’esemplare di Valvisciolo è stato inciso a forma circolare, radiale e fino ad oggi rappresenta un unicum. Da molti interpretato come : << il seminatore con l’aratro regge a fatica le ruote>>.
Molte sono le interpretazioni elaborate su queste parole e qui di seguito ne riporto solo alcune:
– Dio (SATOR, il creatore) – domina e regge (TENET) – le opere del creato (ROTAS OPERA) e quanto la terra produce (AREPO, aratro).
– Il seminatore (SATOR) sul suo carro (AREPO è parola di origine celtica il cui significato è simile a carro) dirige (TENET) con perizia (OPERA) le ruote (ROTAS, qui le ruote stanno a significare le orbite dei corpi celesti).
Ivana Niccolai propone la seguente traduzione:
Il Seminatore (Dio creatore) Areopago (che giudica) dirige con cura le ruote (le sfere celesti e le orbite dei pianeti).
In generale la struttura palindroma fu ritenuta inizialmente di origine medioevale. Alcuni ritengono che la struttura all’interno di un quadrato potesse essere un modo in cui i primi cristiani adoravano la croce e che utilizzassero questo modo per dissimularla a causa delle persecuzioni. Nel 1926 il pastore evangelista Felix Grossner ipotizzò che le venticinque lettere possono essere disposte tra loro in modo tale da formare la frase :
PATER NOSTER
Quindi incrociate tra loro (a formare una croce) e poste tra una A ed una O, corrispondenti alle lettere greche Alfa ed Omega, principio e fine di tutte le cose.
Il 5 ottobre del 1925 l’archeologo Amedeo Maturi durante alcuni scavi archeologici condotti nell’antica città di Pompei scoprì una struttura palindroma in una parte dell’intonaco della casa di P. Paquio Procuro. Questa scoperta fece scattare altri interrogativi sull’ origine di questa struttura.
Insomma abbiamo visto che numerose sono le ipotesi e numerosi sono gli studiosi che tentano di dare a questa struttura una origine ed una spiegazione. E’ stato anche ipotizzato un legame tra il Sator e i Cavalieri Templari, che potrebbero aver utilizzato tale struttura per contrassegnare luoghi particolari.
Sta di fatto che tutt’oggi rimane una simbologia ancora da decifrare.
By Sonia Testa
Per approfondimenti:
Sonia Testa, Simboli Templari Medioevali Rinascimentali a Sermoneta, 2012 Roma
Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo, Vallis Lusciniae, 2007