La mostra storico-fotografica-documentale dal titolo: “ORA ET LABORA. La figura del Priore e dell’Abate attraverso la Regola di San Benedetto nell’Abbazia di Valvisciolo” è stata inaugurata sabato 19 dicembre 2015 alle ore 18:00 nei locali dell’ex refettorio dell’abbazia. Davvero numerosi sono stati i visitatori che in questi giorni hanno visitato lo spazio espositivo che prima di ospitare la mostra versava in uno stato di abbandono e che ha subito una trasformazione positiva e un vero e proprio restyling che si compone di un primo piccolo passo verso un miglioramento futuro e più consistente. La mostra che è patrocinata dal Comune di Sermoneta e dalla Comunità dei monaci cistercensi di Valvisciolo è stata ideata e curata in simbiosi dall’associazione culturale SermonetaVideo e dallo storico dell’arte Sonia Testa. Una suddivisione di compiti che ha visto la SermonetaVideo occuparsi prevalentemente della stampa delle fotografie e gigantografie con il loro relativo fissaggio utilizzando materiali vari e la creazione e stampa delle fotografie che vanno dalla cerimonia della benedizione abbaziale di Dom Eugenio all’insediamento di P.Massimo Marianella. Realizzate grazie alla capacità fotografica di Rossano Coluzzi e del suo team di collaboratori che hanno fatto un reportage completo e di qualità delle ultime cerimonie che hanno segnato una nuova era per la comunità dei monaci cistercensi. Mentre la parte storica e la suddivisione dell’allestimento nonchè il reperimento delle fotografie precedenti e l’elaborazione grafica della locandine, sono frutto della meticolosa ricerca storica della scrittrice e studiosa Sonia Testa che così spiega: <<La mostra si prefigge un compito per certi versi ambizioso quello di tracciare una micro storia dell’abbazia di Valvisciolo attraverso la figura dei superiori a cui è stata affidata la guida della comunità. Infatti nei suggestivi locali dell’ex refettorio si aprirà agli occhi del visitatore una sorta di cronotassi fotografica e documentale dei monaci superiori del cenobio cistercense partendo dagli abati commendatari del Quattrocento fino ad arrivare alla figura degli ultimi tre abati White, Savastano, Romagnuolo e al neo priore Marianella. Superiori che sensibili all’arte, alla storia, con il loro carisma sono stati e sono tutt’oggi riferimento non solo per i monaci ma anche per la comunità parrocchiale. Figure cardini che hanno contribuito fattivamente alla rinascita dell’abbazia, riaccendendola di una luce nuova>>. La curatrice della mostra ha illustrato in sintesi l’arrivo ai piedi del Monte Corvino dei monaci cistercensi di Marmosolio nel 1168 con l’abate Aimone e il processo di trasformazione del cenobio cistercense nei diversi anni soffermandosi soprattutto nelle diverse tappe principali: il Quattrocento con gli abati commendatari in cui le famiglie principali del patriziato romano si intervallarono nel possesso dell’abbazia, come gli Orsini, i Colonna,i Farnese, i Caetani e anche i Borgia.
Figure ambigue infatti alcune si caratterizzarono di momenti positivi per il monastero perchè furono promotori di rinnovamenti, restauri, arricchimento; mentre altre si caratterizzarono di momenti nefasti, bui, in cui la comunità era lasciata senza una guida, perc
hè gli abati commendatari erano troppo presi dalle loro vicende di ascesa politica e non si curavano minimamente dell’abbazia e vi furono anche coloro che la spoliarono dei manoscritti e degli oggetti preziosi. Quindi dopo trasformazioni, declassamenti, abbandoni, insediamenti di altre comunità di monaci si arriva alla metà dell’Ottocento con la visita del pontefice Pio IX che segnò la fine della commenda sull’abbazia e la restituzione di questa ai monaci cistercensi di Casamari.
Sonia Testa ha voluto inserire non soltanto le immagini più conosciute dell’arrivo del pontefice ma ha voluto mettere in evidenza anche il versante di Norma, in cui si vede l’arco trionfale fatto edificare dalla popolazione di Norma mentre l’altro più conosciuto è quello fatto edificare dalla popolazione di Sermoneta.
Poi si è soffermata sulla carismatica figura dell’abate White, che attraverso il suo intervento ha risanato lo stato di abbandono in cui versava l’abbazia, facendo eseguire opere importanti prima come priore e poi come abate. L’antica ala dei conversi fu oggetto del primo intervento. Fu costruito un nuovo edificio a pietra riquadra al piano superiore e otto spaziose camere destinate a dormitorio.
Chiuse quindi con muratura i vuoti tra i pilastri sul loggiato del chiostro facendo così le camere. Fece i pavimenti nei corridoi e nel chiostro, dato che quello commissionato da Pio IX non era stato poi realizzato. Commissionò il San Benedetto al pittore Aurelio Mariani che intimava il silenzio a quanti entravano nel chiostro. Nel 1901 Papa Leone XIII lo nominò Abate mitrato di Valvisciolo ripristinando così il titolo abbaziale in questa abbazia.
Nel 1903 iniziò i lavori di restauro anche della chiesa, facendola scrostare e rintonacare, lasciando i pilastri a vista. Inoltre riaprì le tre finestre in fondo all’abside che erano state ricoperte con le tele portate in dono da Pio IX. Commissionò all’ingegner Quaroni la balaustra in travertino e fece fare il nuovo pavimento in cotto senese in chiesa. All’esterno fece restaurare il rosone, facendo fare la cornice in travertino e la croce sulla sommità del tetto della chiesa.
“Dopo la morte dell’abate White nel 1911 sappiamo che si susseguirono ben dodici priori prima di arrivare a Savastano” ha spiegato Sonia Testa. Dal 1937 al 1940 fu priore D. Eugenio Fusciardi, che fece mettere le catene di rinforzo nell’apparato murario della chiesa. Nel gennaio del 1943 vi fu l’occupazione tedesca e il 14 ottobre 1944 venne nominato priore M.R.P.D. Raffaele M. Scaccia. Ma senza togliere nulla ai superiori che lo hanno preceduto bisogna però sottolineare che fu la figura dell’Abate Angelo Savastano a dare un altro slancio alla rinascita della nostra abbazia dopo un periodo non certo facile funestato anche dalla II Guerra Mondiale. E fu nel 1949 che passò a governare l’Abbazia di Valvisciolo che si trovava in uno stato di abbandono. Savastano fu superiore dell’abbazia per diciotto anni.Nel 1951 fece costruire il nuovo braccio che si estende in direzione occidentale, aggiunse così altre dieci camere. Fece fare le stalle e l’annessa abitazione del guardiano.
Fece scavare un pozzo per l’acqua potabile della profondità di 82m. Nel 1952 fece fare la nuova cucina e l’attigua dispensa. Nel 1957 fece mattonare le camere e rivestì di travertino lo scalone. Nel 1956 fece fare il vapoforno e fece demolire la casa del guardiano. Nel 1957-1958 iniziarono i lavori di restauro del chiostro. Nel 1959 fece delle opere di ampliamento così da realizzare un altro braccio che si estende verso sud e che è un corpo unico con quello costruito precedentemente
.Questo nuovo braccio è composto da trentadue comode stanze e diversi ampi saloni.
L’ operato dell’abate Savastano comprende anche la sistemazione dei viali e dei giardini dell’abbazia. Fece realizzare infatti anche la fontana a forma ottagonale, composta da una grande vasca al cui interno vi sono pesci rossi, ninfee e papiri. Al centro della vasca vi è una colonna che fa da basamento alla statua di San Bernardo.
L’abate Savastano si spense a Valvisciolo il 29 agosto 1967. A prendere il suo posto di superiore dell’abbazia fu Don Emilio Papadia, che venne nominato priore.
Don Emilio aveva già affiancato per diversi anni il suo precedente superiore e anche lui fino al 1974 fu un punto di riferimento per la comunità dei monaci e per i parrocchiani. Inaugurò il monumento in memoria dell’abate Savastano presso il nuovo giardino. Seguono poi le immagini delle cerimonie della benedizione abbaziale di Dom Eugenio Romagnuolo e del suo congedo verso la parrocchia di Valvisciolo. Chiudono la mostra le immagini dell’insediamento del nuovo priore/parroco P.Massimo Marianella.
La mostra ad ingresso gratuito sarà fruibile fino al 10 gennaio 2016 anche se vista la numerosa adesione e affluenza di pubblico si sta valutando la possibilità di posticiparla a data da definire.
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