Simboli nella Chiesa della Madonna delle Grazie a Sermoneta
La città di Sermoneta, già famosa ed antichissima nel Lazio, s’erge sopra un colle dei celebri Monti Lepini, da cui domina maestosa e fiera il territorio circostante, nel confine orientale delle campagne pontine, lungo la via Consolare.
Per accedere al nucleo dell’abitato più antico vi sono due strade, quella più lunga e più utilizzata, in cui la viabilità è più comoda e quella più antica detta del Piano o meglio conosciuta come via Madonna delle Grazie, nei pressi della zona detta “Tomba dei Giudei ” (per la presenza dell’area cimiteriale degli ebrei). Una via stretta, che circuendo il colle incontra prima i resti della Chiesa della Madonna dei Monti e poi, a poca distanza, la Chiesa della Madonna delle Grazie. Ed è proprio in questa chiesa che inizia la nostra prima tappa. La chiesa è stata ricostruita nel 1589 (MDXIC) per volontà del Vescovo sermonetano Mons. Annibale De Paulis, Maestro di Camera del Papa Sisto V.
All’interno presenta un’aula ad unica navata, con volta a cupola e ha due grandi cappelle laterali. Entro una nicchia vi è un interessante, anche se molto danneggiato, affresco in cui vi è raffigurata la Madonna del latte.
Altro elemento da segnalare, perché così particolarmente interessante ed inconsueto, è la cupola, di forma ovale piuttosto schiacciata, inserita in un tamburo ad ottagono con delle aperture circolari fortemente strombate.
La chiesa è ora chiusa, ed è stata nel corso degli anni spogliata da ogni suo ornamento. Versa, purtroppo, in un devastante stato di abbandono e decadimento.
Dopo un breve cenno sulle notizie che riguardano la chiesa è ora giunto il momento di entrare nel vivo della ricerca dei simboli presenti in questo luogo. Per fare questo non abbiamo bisogno di entrare, dobbiamo solo cercare all’interno del portico. Infatti, nella parte interna del portico della chiesa, sul primo pilastro, nella zona inferiore, ci sono due croci racchiuse in cerchi concentrici.
Al centro di questi cerchi scolpiti, in entrambi, troviamo una croce templare. Nel primo la croce è inscritta all’interno del terzo cerchio, mentre nel secondo i cerchi sono due. Questi potrebbero stare a simboleggiare le fasi della conoscenza, il percorso iniziatico che bisogna percorrere prima di arrivare al fulcro, al centro.
Secondo alcuni i cerchi concentrici potrebbero rappresentare i diversi gradi della manifestazione divina, i tre cerchi simboleggerebbero il mistero Trinitario.
Secondo altri il cerchio, essendo una figura geometrica perfetta, sarebbe il simbolo dell’eternità, quindi, di un qualcosa che non ha fine. Il cerchio come Alfa e Omega, inizio e fine, dunque, il movimento circolare sarebbe considerato immutabile, perfetto, senza inizio e senza fine e rappresenterebbe anche il tempo, con la successione di istanti identici e la ciclicità.
Il cerchio non avendo spigoli e angoli rappresenta anche l’armonia, è il simbolo dello spirito e dell’immaterialità dell’anima.
Per Plotino il centro era il padre del cerchio, è ,infatti, nel centro che i raggi coesistono in una unità perfetta, più si allontanano dal centro più la differenza aumenta. Il cerchio è simbolo anche di tutto ciò che è celeste: il cielo, l’anima, Dio.
Abbiamo però detto che al centro di questi cerchi c’è una croce.
La croce oltre ad evocare i quattro punti cardinali esprime il contatto del cielo, attraverso il braccio verticale della croce, con la terra, attraverso il braccio orizzontale. In queste croci i due bracci sono uguali e si intersecano a metà.
Questo tipo di croci, le ritroviamo anche all’interno del centro storico di Sermoneta e sono state mappate da diversi autori.
L’Archeoclub di Sermoneta ha allestito ben due mostre fornendo una sorta di mappatura dei simboli IHS e non solo presenti all’interno del centro storico di Sermoneta.
Bibliografia essenziale:
Sonia Testa, Simboli templari medioevali rinascimentali a Sermoneta, L’Espresso, Roma 2012