Santo Stefano Martire santo a cui è dedicata l’abbazia di Valvisciolo

Non tutti sanno che la nostra abbazia di Valvisciolo è intitolata anche a Santo Stefano Martire, come lo è la nostra parrocchia. Oggi, quindi, giorno in cui si ricorda uno dei  primi martiri del cristianesimo non potevamo certo far passare questa ricorrenza senza scrivere qualche riga in merito! Stefano, fu infatti  il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede.  E’ venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa e fu il protomartire, cioè il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli sia il suo martirio appunto, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso (Saulo) prima della sua conversione.

OLYMPUS DIGITAL CAMERANella nostra splendida abbazia già nella lunetta della facciata troviamo una delle immagini più antiche presenti in abbazia del santo. Nell’affresco, databile al XIII secolo e riportato alla luce durante i restauri del 1905 è possibile vedere il santo alla sinistra delle figure centrali di Maria in trono con il Bambino. Santo Stefano è raffigurato con le tre pietre poste sul capo come riferimento del martirio per lapidazione subito. L’altro santo sull’altro lato è invece san Benedetto, molto spesso confuso con san Pietro a cui era intitolata l’abbazia inizialmente insieme alla figura di Maria. Entrando all’interno della chiesa abbaziale prima si poteva ammirare la bellissima Pala Valvisciolo, di cui abbiamo già parlato nel precedente articolo, che si trovava sull’altare principale (https://conoscerepertutelare.altervista.org/girolamo-siciola…pala-valvisciolo/).

wp_ss_20151210_0001La figura del santo era posta quindi in risalto anche all’interno del monastero, vicino sempre alla figura di Maria con il Bambino e sull’altro lato il Siciolante ha posto il san Pietro cotitolare dell’abbazia nel 1541 quando Camillo Caetani vi fece collocare la pala d’altare. Nella dalmatica rosa salmonato, indossata dal santo, è possibile scorgere l’episodio della lapidazione proprio sulla fascia del torace:

<<E benché avesse tentato di portarli alla ragione con la vergogna e la paura, non per questo smisero, e anzi erano diventati peggio di prima. Allora gridando a gran voce e chiudendosi le orecchie si gettarono tutti su di lui, lo spinsero fuori della città e lo lapidarono:  pensavano con questo di seguire la Legge che voleva che i blasfemi fossero lapidati fuori delle mura della città. E quei due falsi testimoni che dovevano scagliare la prima pietra si spogliarono delle loro vesti e le posarono ai piedi di un giovane di nome Saul, che prese poi il nome di Paolo.  >>.

Ritroviamo poi il santo Stefano anche all’interno degli affreschi cinquecenteschi della cappella di San Lorenzo. Infatti nella parete sinistra vi è la scena che rappresenta l’episodio della traslazione del corpo di Santo Stefano accanto a quello di San Lorenzo.

 

veduta quadri sala savastanoSuccessivamente nell’Ottocento con il pontefice Pio IX  (che venne in visita all’abbazia nel 1863)  si ha la commissione di un quadro raffigurante il santo martire da poter esporre nella zona del presbiterio della chiesa abbaziale. Infatti il papa commissionò a P. Minocchieri la tela raffigurante Santo Stefano. Il santo che indossa la dalmatica regge nella mano destra la palma che simboleggia il martirio. La cultura cristiana assimila la simbologia della palma dalla cultura profana, in cui era offerta ai vincitori come emblema di vittoria e portata in trionfo. I santi cristiani la stringono in mano come emblema della vittoria nel senso del trionfo del martirio sulla morte. Mentre le pietre simbolo della lapidazione si trovano a terra, vicino ai piedi del santo. Nella pietra in primo piano si nota inoltre la datazione e la firma dell’artista.

Abbiamo voluto fare quindi una mini carrellata delle immagini del santo martire nella nostra abbazia a lui dedicata e un augurio alla comunità dei monaci cistercensi che oggi lo festeggia con tutta la comunità parrocchiale.

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Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!