Lo stemma prima si trovava all’interno della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Sermoneta e attualmente invece è collocato nella sala dei Baroni presso il Castello Caetani di Sermoneta.
Onorato IV Caetani (1542-1592), tornato vittorioso a Sermoneta, dopo la famosa Battaglia di Lepanto (1571), diede subito inizio alla costruzione della chiesa di Santa Maria della Vittoria, in adempimento di un voto fatto proprio durante il conflitto.
Oramai della Chiesa fatta erigere da Onorato IV presso l’antica via dei Silici ne rimane solo lo scheletro.
Nella Domus Caietana troviamo le informazioni più importanti che riguardano proprio lo stemma
preso in esame:
<<All’interno, sopra la porta d’ingresso, fu collocato il bellissimo stemma di marmo di Lucha, eseguito dallo scalpellino Marcantonio Buzzi nel 1589 su disegno dello stesso Della Porta; esso nel 1900 fu da Gelasio Caetani trasportato nella grande sala della rocca di Sermoneta, avendo avuto notizia che volevano rubarlo. Si noti la caratteristica ed elegante forma del Della Porta alle onde Caetani >> .
(Domus Caietana, il Cinquecento, p.269-270)
Quindi, riusciamo ad avere delle informazioni importantissime: sappiamo la datazione dell’opera, 1589, e, l’autore lo scalpellino Marcantonio Buzzi su disegno del Della Porta, che realizzò anche la lastra tombale di Onorato IV, con i relativi bronzi (di cui parleremo in un altro articolo). Inoltre, sappiamo che fu lo stesso Gelasio Caetani, nel 1900, a trasportarlo all’interno del Castello di Sermoneta, perchè aveva timore che venisse trafugato.
Nello stemma del duca di Sermoneta sono racchiuse parti della storia della stessa famiglia. Infatti, attraverso l’analisi di alcuni elementi presenti in esso riusciamo a cogliere gli aspetti più importanti della vita di Onorato IV.
Iniziamo prima ad esaminarne attentamente la parte centrale suddivisa al suo interno in quattro parti che presentano simboli incrociati a loro volta a due a due, disposti quindi diagonalmente l’uno dall’altro.
Una coppia raffigura due onde stilizzate che scorrono insieme e che fanno riferimento ai possedimenti della famiglia nella zona detta anticamente “Marittima”.
Mentre le aquile stanno a simboleggiare l’unione con la famiglia dell’Aquila e quindi il matrimonio, avvenuto nel 1299, tra Roffredo III Caetani e Giovanna dell’Aquila, erede di Riccardo conte di Fondi ( con quest’unione Roffredo III Caetani prese possesso delle terre di Traetto, Suio, Itri, che aggiunsero alla signoria Caetani un bastione meridionale che andava al di là del confine del Regno. Una politica espansionistica questa a cui il pontefice, Bonifacio VIII, aspirava già da tempo. Roffredo III era tra l’altro pronipote di Bonifacio VIII, nacque infatti nel 1270 da Pietro II Caetani e da Giovanna da Ceccano).
Le aquile presenti in questo stemma però hanno una particolarità, sono coronate da una corona ducale e fanno riferimento ad una datazione fondamentale per la storia della famiglia. Infatti, il 23 ottobre 1586 fu emessa, da Sisto V, la bolla Coelestis Altitudinis di elevazione del feudo di Sermoneta a ducato. Il papa conferiva, così, il titolo ducale a Onorato IV, partendo dal fatto che già Alessandro VI Borgia aveva eretto Sermoneta a ducato in favore del piccolo Rodrigo Borgia. Con questa bolla, la famiglia Caetani, poté sostenere che i loro antenati da Guglielmo in poi furono duchi poiché, dopo la cacciata dei Borgia da Sermoneta, esercitarono la loro signoria sopra un ducato.
Anche la parte superiore dello stemma è sormontata proprio da una grossa corona.
Mentre nella parte sottostante si trova un altro simbolo importantissimo legato ad un’altra onorificenza ottenuta dal valoroso Onorato IV.
L’animale appeso alla base dello stemma sta infatti a significare l’appartenenza all’Ordine del Toson d’Oro.
Filippo II, in nome delle gesta del Caetani a Lepanto ed anche per l’utilità di conservarsi la devozione di una delle più antiche famiglie del patriziato romano gli concesse l’Ordine del Toson d’ oro. Una dignità, questa, goduta a quel tempo in Roma soltanto da Marcantonio Colonna.
L’Ordine del Toson d’Oro era destinato in origine a riunire alcuni cavalieri di rango con virtù eccezionali, come erano stati i famosi Argonauti, mitici cercatori del Vello d’Oro, alla cui leggenda appunto s’ispirava. Dovevano formare una compagnia molto affiatata basata sulla fratellanza, dovevano esaltare l’onore della cavalleria e proteggere la religione cristiana.
Ognuno di loro doveva portare una collana con appeso il Toson in oro. Il sovrano s’ispirò, quindi, ad un mito pagano, poiché secondo alcuni, nel suo valore simbolico la vicenda del Vello o Tosone d’Oro (la pelle di Crisomallo, ariete capace di volare che Ermes donò a Nefele. Il vello d’oro poi fu rubato da Giasone) si avvicina moltissimo a quella del Graal ( il famoso calice). E sempre secondo questi esiste una straordinaria analogia tra il Vello della tradizione mitologica pagana e il santo Graal di quella cristiana. La sacralità di entrambi ha origine divina: la pelle che proviene dall’animale sacro, il calice dal tavolo dell’ultima cena.
L’insegna di Onorato IV, da come si può vedere anche dal busto in marmo realizzato sempre dall’artista Giovanni Battista Della Porta, è infatti caratterizzata da una pelle di montone d’oro, il Toson d’Oro, pendente da una catena anch’essa d’oro.
By Sonia Testa
Gelasio Caetani, Domus Caietana, il Cinquecento
Sonia Testa, Sermoneta devota, confraternite e devozione popolare
Un pezzo di storia e’ incredibile! Lo stemma non è nemmeno menzionato durante le visite guidate al castello. Io sono andata più volte e mai hanno accennato a questo gioiello marmoreo. Quindi non ne sapevo la precedente ubicazione. Grazie per le notizie preziose che ci regala con gli articoli del suo blog!