L’agnello crocifero scolpito nel capitello del chiostro nell’Abbazia di Valvisciolo

L’agnello crocifero scolpito nel capitello del chiostro nell’Abbazia di Valvisciolo

Il chiostro aderisce agli schemi principali dettati dall’Apologia di San Bernardo, con la sua essenzialità e compostezza. Sopra un basso cordolo vi sono poste le file delle centododici colonnine binate sormontate da capitelli su cui poi partono gli archi a tutto sesto.

I motivi a foglie si ritrovano in tutti e quattro i lati, con fogliame di varia tipologia. Spesso le foglie sono poste angolari uncinate o con bocciolo sotto gli angoli. Comunque di forte influsso borgognone.  Il fogliame costituisce l’elemento decorativo principale dei capitelli e in alcuni casi si ritrovano ad esserne l’unica decorazione. A questi elementi vegetali viene dato molto risalto e spesso vengono dotati di vistose scanalature centrali che li contraddistinguono. Altre volte invece presentano una lavorazione traforata molto elegante e accurata.

 

Molto interessante è il simbolo dell’agnello crocifero, che assume molta importanza come evidente richiamo alla Passione di Cristo. E’ questo un simbolo che appartiene prevalentemente alla cultura paleocristiana e che nel Medioevo mantiene il suo significato cristologico di vittima sacrificale e di Risurrezione.

 

L’agnello presenta un’aureola sul capo e sorregge con una zampa la croce in cui il braccio verticale è molto allungato e sta a simboleggiare la fede radicata in profondità. Solitamente questo animale possiede tutte le caratteristiche necessarie per essere il simbolo del fedele. E’ mansueto, inoffensivo, proprio come deve essere un buon cristiano, semplice, innocente e sottomesso alla volontà del suo Signore. E’ un animale utile perché fornisce latte, lana. Rappresenta anche i giusti che si salvano. Proprio in quanto animale da sacrificio, l’agnello è partecipe del simbolismo cristologico, come l’agnello pasquale.

 

Rappresenta Cristo che si è fatto pecora per il nostro banchetto, è la vittima innocente delle profezie di Isaia.

E’ interessante far notare che anche nella decorazione dell’antica abbazia di Malvisciolo a Carpineto Romano si trovava un esemplare di agnello crocifero scolpito a rilievo sull’architrave.

Questo meraviglioso portale medievale è possibile oggi vederlo nella chiesa di Sant’Agostino a Carpineto.  E’ stato infatti inglobato nell’ingresso laterale della chiesa. Nella lunetta troviamo al centro la figura della Vergine con il bambino, affiancata dai Santi Antonio e Pietro l’Eremita.

 

Sull’architrave in vece figurano cinque tondi, realizzati a bassorilievo. Su quello centrale spicca l’agnello crocifero mentre negli altri vi sono i simboli del tetramorfo (leone (Marco), aquila (Giovanni), angelo (Matteo), toro (Luca).

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo, “Vallis Lusciniae” Ars et Historia. Pontinia, 2007

Sonia Testa, Abbazia di Valvisciolo tra arte, storia, simboli e testimonianze cistercensi a Sermoneta. Roma 2021 

 

https://www.soniatestaguidagae.com/

Potete vedere il video su Youreporter del Corriere della Sera 

https://www.youreporter.it/pillole-del-libro-sonia-testa-figure-simboliche-frammenti-darte-e-di-spiritualita-lagnello-nel-chiostro-dellabbazia-di-valvisciolo/

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!