La chiesa di Santa Maria a Fiume interessante esempio cistercense vicino all’Abbazia di Valvisciolo

La chiesa di Santa Maria a Fiume interessante esempio cistercense vicino all’Abbazia di Valvisciolo.

immagineAi piedi della città di Ceccano si può vedere la Chiesa di Santa Maria a Fiume, eretta sulla riva sinistra del fiume Sacco. Edificata su delle preesistenze di epoca romana e consacrata il 25 luglio del 1196 ma dalla storia molto travagliata  che ne vede una totale ricostruzione dopo che venne distrutta il 26 gennaio 1944  da un bombardamento anglo americano. Oggi al suo interno conserva ancora elementi di pregio come, l’acquasantiera,  il pulpito e la statua lignea policroma della Vergine in trono con bambino. Quest’ultima è scolpita in legno di cedro del Libano e probabilmente coeva all’antica chiesa.  Non mancano comunque le testimonianze di epoca romana. L’iscrizione dell’imperatore Adriano, ancora presente all’interno della chiesa infatti testimonierebbe l’esistenza di un primo edificio pubblico, con tutta probabilità termale. E’ stato anche ritrovato un pavimento con mosaico. Ma una seconda iscrizione testimonia anche la presenza di un tempio dedicato a Faustina, moglie dell’imperatore Antonino Pio. Il 24 giugno del 1965 S. Maria a Fiume diviene parrocchia, con una convenzione stipulata tra la Diocesi di Ferentino, e la Congregazione dei Passionisti che tutt’oggi ne sono i custodi.

Molto interessante lo studio di A. Serafini che ne determina tre periodi di costruttivi: “uno primitivo, a cui sembra appartenere un nucleo originale…romanico tardo, che comprende anche il campanile almeno nella sua parte inferiore; uno medio, che termina con la consacrazione del 1196; uno tardo, che culmina nel secolo decimo quarto. La ricostruzione -si tratta di vera ricostruzione- della fine del secolo XII avvenne sotto il patronato della potente famiglia locale dei conti di Ceccano, per opera di maestranze affini a quelle che avevano lavorato a Valvisciolo intorno alla metà del secolo stesso. Nonostante le modificazioni posteriori, l’edificio nel suo complesso rimane sempre uno dei monumenti importanti tra quelli dell’arte pregotica laziale…” .

Quindi Serafini accosta la tipologia costruttiva della chiesa di Ceccano con quella ciscentro20storico20-20rosone20santa20maria20a20fiumeAbbaziaValvisciolo3tercense di Valvisciolo a Sermoneta. Le similitudini a prima vista sono notevoli, anche nel rosone che è composto da dodici colonnine da cui partono gli eleganti archetti e dall’oculo quadrilobato centrale su cui poggiano appunto le colonnine che vanno a comporre la grande rosa (sono state poste le due immagini a confronto, a sinistra il rosone è quello di Ceccano, a destra c’è quello di Valvisciolo).

Nell’interno le proporzioni e le lunghezze sono diverse, ma vi si coglie ugualmente una certa familiarità negli archi acuti e nel sistema a volte.  Il pulpito e l’acquasantiera lasciano senza parole. Nei capitelli si coglie maggiormente quello stile cistercense legato alle abbazie di Valvisciolo e Fossanova.

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Bibliografia sintetica:

  • A. SERAFINI, “Torri campanarie di Roma e del Lazio nel Medioevo“, Arti Grafiche e Fotomeccaniche, Pompeo Sansaini, Roma 1927, p. 133.
  • MARCHETTI-LONGHI, “La chiesa di Santa Maria del Fiume ed i cardinali Giordano e Annibaldo da Ceccano“, in Bollettino della Sezione di Anagni della Società Romana di Storia Patria I, Roma 1951

 

by Sonia Testa

 

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!