Il giardino dei monaci nell’abbazia di Valvisciolo

Il giardino dei monaci  nell’ abbazia di Valvisciolo è uno spazio delimitato da una robusta cancellata in ferro battuto, proveniente dall’abbazia di Casamari. Ubicato a lato del nuovo corpo di fabbrica denominato “studentato”  e fatto edificare nella metà degli anni Cinquanta del Novecento  dall’abate Savastano. Oggi rappresenta una piccola oasi verde di pace e tranquillità. Molto interessanti sono le prime fioriture dei roseti con esemplari di rose “romantiche” come la Chippendale dal fiore a forma piena a coppa antica, dal colore rosa-arancio scuro.  Oppure  le rose della famiglia Delbard dette “le rose degli impressionisti” come l’affascinante rosa  Utrillo con petali rosso vivo striato di giallo con ampie screzieature bianche. E non di meno la bellissima rosa Black Baccarà di un colore rosso scuro. Non mancano piante particolari come l’Erythrina crista-galli  chiamata anche “albero di corallo” presente pure all’interno dei vicini giardini di Ninfa.

 

 

Al centro del giardino spicca la bianca fontana, su cui si erge l’interessante statua di San Bernardo.

La fontana è a forma ottagonale ed è composta da una grande vasca che presenta su ogni lato delle scritte e degli stemmi incisi sul marmo. All’interno della vasca si possono vedere pesci rossi, magnifiche ninfee e papiri. Al centro della vasca vi è una colonna che fa da basamento alla statua del santo. San Bernardo appare con lo sguardo rivolto al cielo e con le braccia aperte. Il suo volto è intriso da una forte espressività. I lineamenti sono contratti e non nascondono i segni di una vita dedicata alla predicazione, dall’animo grande e nobile.  Il santo, con il suo stile magistrale, mise in netta contrapposizione i monaci Cluniacensi, ricchi, dalla vita agiata, con i Cistercensi che erano, invece, araldi di una nuova forma di vita monastica. Erano poveri, vivevano con il proprio lavoro manuale, come gli apostoli. Separati dal mondo, austeri nel loro abbigliamento e in tutto ciò che utilizzavano. Semplici e austeri anche nel loro servizio liturgico e nelle loro costruzioni. La fontana è stata realizzata in onore di questa importante figura che fu fondatore dell’Ordine Cistercense e in onore di Maria  a cui il santo ha dedicato numerose omelie e molti scritti. Fu commissionata dall’Abate Angelo Savastano  nell’anno MCMLXII. Molto interessanti sono le incisioni delle lastre laterali della vasca. Nel primo lato della base  vi è la scritta: “ RESPICE STELLAM CISTERCIUM MATER NOSTRA VOCA MARIA “. Vi è lo stemma contornato da  tre gigli.

Poi segue la scritta :“ ABBATE ANGELO SAVASTANO FONSISTE SALIENS ARS MCMLXII  DIVO BERNARDO  PATRONO ERIGITOR “. Questa iscrizione è fondamentale per quanto riguarda sia la committenza che la datazione  della fontana .Infine, vi sono altri due lati che presentano uno  delle chiavi e l’altro una croce.

All’interno del giardino, fra palme, magnolie e roseti è da segnalare anche il busto bronzeo dell’Abate Savastano. Questo è posto su un robusto pilastro. Sulla targa marmorea si legge:

<< P. ANGELO SAVASTANO ABATE DI CASAMARI E ABATE TITOLARE DI VALVISCIOLO PIGNATARO N. 7-10-1882 VALVISCIOLO 29- 5-1967 >>.

Bibliografia:

Sonia Testa, l’abbazia di Valvisciolo, “Vallis lusciniae”. Pontinia 2007

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!