Gli affreschi superstiti dell’ex Chiesa di Santo Spirito nel Belvedere di Sermoneta

Gli affreschi superstiti dell’ex Chiesa di Santo Spirito nel Belvedere di Sermoneta.

La parete della dirupa chiesa di Santo Spirito nell’ex parco della Rimembranza, meglio noto come Belvedere, nel cuore del centro cittadino di Sermoneta. Ci soffermeremo così sui resti dell’edificio che sorgeva accanto al palazzo della famiglia Americi e che gli fu concesso dall’arcispedale di Santo Spirito in Sassia di Roma.

La famiglia Americi fu un casato di tutto rispetto oltre a quello della famiglia Caetani.

Quindi la chiesa ormai dirupa era probabilmente pertinenza del palazzo patronale, della quale resta solamente la parete di fondo dell’altare e la piccola campana.

Molto interessante l’affresco suddiviso in due registri. In una iscrizione centrale, che delimita le due porzioni dell’affresco, vi si può leggere la committenza di Alessandro Americi, figlio del notaio Pietro (1471-1489) che si fece ritrarre genuflesso dinanzi la figura di Sant’Antonio da Padova con abiti neri e berretta nera. Purtroppo questa immagine è andata perduta e ve n’è testimonianza solo dal Pantanelli. Altro dato importante che si evince dall’iscrizione è la data di esecuzione dell’affresco 1489. Nella scena in alto inquadrata da un’ampia cornice e pilastri dipinti con paraste decorate si apre la scena con l’arcangelo Gabriele che annuncia a Maria la venuta del Messia.

Al centro vi è la Trinità con l’Eterno che regge il Crocifisso avvolto in una mandorla a svelare il sacrificio al quale il Cristo è destinato per la redenzione dell’Umanità.

Sulla parte inferiore vi sono una serie di nicchie con figure di santi e la Madonna con bambino posta in posizione centrale. Sono riconoscibili anche se rovinati i primi due a sinistra: San Sebastiano e S.Antonio da Padova.

Mentre il San Giuliano si intravede appena e appare invece totalmente rovinato il San Bernardino da Siena.

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!