Canaletto, la Torre di Malghera, incisione conservata nel Museo White, esemplare di tiratura postuma

05valvEntrando all’interno del Museo White, tra la quarantina di opere esposte, oggi soffermeremo la nostra attenzione sul quadro che domina la centralità della parete di fondo e che fa parte della donazione Guidi. Sto parlando dell’importante artista veneziano Giovanni Antonio Canal detto Canaletto (Venezia 1697- 1768) e dell’opera intitolata La Torre di Malghera, Acquaforte. Recante nel margine in basso a sinistra il nome dell’autore : <<A. Canal F.>>, al centro il titolo : << La Torre di Malghera >> e a sinistra la sigla <<E4.>>.

Il Canaletto ha eseguito la Torre di Malghera  nella serie Vedute, altre prese da i luoghi, altre ideate pubblicata a Venezia intorno al 1744 e dedicata a Joseph Smith, collezionista e mercante d’arte, in occasione della sua nomina a console d’Inghilterra.

Infatti, quando Smith fu nominato console britannico a Venezia, Canaletto ha commemorato l’evento dedicando la sua unica serie di incisioni al suo grande mecenate. La pagina di titolo e d’ intestazione alla serie di 31 stampe dà proprio un’idea della varietà di vedute in essa contenute:

<<Vista / alcuni luoghi reali che rappresentano, altri immaginari / da / Antonio Canal / e da lui inciso e impostare in prospettiva / umilmente dedicato / a il più illustre / Joseph Smith / console di Sua Maestà Britannica per la Serenissima / Repubblica di Venezia / come un segno di stima e di omaggio>>.

Meno della metà delle incisioni raffigurano luoghi identificabili nella città di Venezia, e solo alcuni di questi  ritraggono gli scenari dei punti più famosi e conosciuti della città lagunare.  Altri mostrano invece siti vari sulla terraferma, tra cui una vista lungo la Riviera del Brenta e le scene del canale di Padova e dintorni. Il resto sono capricci, cioè immagini fantasiose che uniscono gli edifici e le rovine reali e immaginari in ambientazioni frutto dell’immaginazione dell’artista. In alcuni casi il reale e l’immaginario sono così abilmente coniugati che non è facile distinguere l’uno dall’altro. Ciascuna delle piastre è firmata dal Canaletto ma non datata. Però,  la datazione di pubblicazione della serie deve essere stata qualche tempo dopo la nomina di Smith come console nel giugno 1744 e prima della partenza di Canaletto per l’Inghilterra nel 1746.

 Il soggetto dell’ acquaforte di Valvisciolo è di invenzione dello stesso Canaletto. Però, secondo il mio parere, come già pubblicato nel 2007 all’interno del libro Abbazia di Valvisciolo, Vallis lusciniae Ars et Historia, si tratta di una stampa postuma edita dalla Stamperia Remondini .

WP_20151005_12_30_46_ProMa procediamo come sempre per gradi alla sua analisi (accanto ho posto le immagini in bianco e nero dell’opera presente nel Museo White). Al margine della laguna dove sorge attualmente il Porto di Malghera, sullo sfondo dei Colli Euganei, si trovava dal Quattrocento una torre di fortificazione che in seguito fu però abbandonata e distrutta nell’Ottocento.
Nella laguna veneziana, accanto alla torre si possono vedere le case solitarie dei pescatori. Si vedono due ragazzi che scavano in riva al mare per cercare le anguille, mentre una barca da pesca scivola lentamente sull’acqua ed alcuni pescatori raccolgono le reti intorno a un molo di legno.

 Si possono percepire le leggere vibrazioni delle onde che con dolcezza increspano appena  le acque.

Nel cielo vagano le nuvole argentee intrise di acqua. Una atmosfera palpabile, che sembra piena di una pioggia improvvisa.

Il Canaletto con la torre di Malghera è arrivato a toccare la nostra sensibilità dandoci il valore poetico attraverso le immagini tramite, quindi,  l’effetto rappresentativo.

WP_20151005_12_31_09_ProQuesto è stato affidato dall’ artista al segno tremulo, lineare, spesso simile ad un tratto a penna, ma che è pieno dell’autorevolezza della sapiente tecnica dell’acquaforte.

 

Al British Museum si conserva un disegno preparatorio nel quale la torre può essere appena identificata.  Durante la moscokanaletto1735-1746tra effettuata a Roma  a Palazzo Giustiniani dal 12 marzo al 19 giugno 2005 con il titolo Canaletto il trionfo della veduta. Vi è stato esposto l’Album di acqueforti di proprietà di Zanetti il Vecchio (1679-1767). All’interno del quale vi è un esemplare della Torre di Malghera([1]). Zanetti il Vecchio era un contemporaneo di Canaletto e del Console Smith.

Se poniamo le due acquaforti a confronto come prima cosa risalta che quella di Valvisciolo è acquerellata e l’altra no.

05valv  Ma c’è un altro particolare molto importante che non va sottovalutato. L’opera di Valvisciolo presenta a sinistra la sigla <<E4>> mentre l’altra non presenta nessuna sigla.

Come ho detto inizialmente l’acquaforte di Valvisciolo ritengo sia un esemplare postumo perché la Stamperia Remondini rilevò i rami di Canaletto dalla vedova Smith, alla morte del collezionista.

Infatti, nel 1773 Giuseppe Remondini fece apporre su dieci grandi tavole le lettere << E >> e << F >> seguite da un numero progressivo (nel foglio in esame si legge << E4 >>) per poi stamparle su carta con filigrana raffigurante la lettera << R >>.  Per averne la certezza assoluta bisognerebbe controllare attentamente la carta che dovrebbe presentare la filigrana raffigurante una <<R>> sormontata da una corona, tipica delle edizioni della Stamperia Remondini.

([1] )Bozena Anna Kowalczyk, Canaletto, il trionfo della veduta, catalogo della mostra. Silvana Editoriale, 2005, p. 284

 By Sonia Testa

Per approfondimenti si consiglia:

-Sonia Testa, l’Abbazia di Valvisciolo, Vallis lusciniae, Ars et Historia, Pontinia 2007.

Pubblicato da conoscerepertutelare

L’accesa passione per la ricerca, per la storia, per l’andare a fondo su determinati temi e l’amore per la sua città ha influenzato fino ad ora le numerose pubblicazioni della scrittrice Sonia Testa. In effetti, la ricostruzione di cicli pittorici, attraverso solerti e tenaci indagini d’archivio è per la studiosa una vera e propria vocazione. Dalla sua costanza e curiosità sono scaturite notizie importanti e soprattutto inedite, che hanno contribuito a fare luce su questioni irrisolte da anni. Studi che hanno ad esempio contribuito a dare una paternità legittima ad alcune opere erroneamente attribuite ad autori che non potevano materialmente (perché già scomparsi) averle eseguite. Hanno dato datazioni corrette a opere che per anni erano state datate erroneamente. Hanno dato letture corrette ad affreschi che nessuno prima aveva letto accuratamente. Hanno anche contribuito a tracciare biografie di artisti poco noti al pubblico. Per, Sonia Testa, lo studio e la ricerca sono sempre stati due perni importanti nella propria vita e per questo è stata spesso definita da alcuni “topo d’archivio”. Inoltre i suoi studi sono sempre stati corredati dalla divulgazione delle scoperte fatte in un linguaggio semplice, schietto, chiaro, privo di termini obsoleti e desueti. Ma con toni frizzanti e rivolti soprattutto a fare conoscere. Perché uno degli scopi primari di queste pubblicazioni è proprio quello di far scoprire il patrimonio storico artistico di Sermoneta affinché possa essere protetto, valorizzato e tutelato. Lo slogan abbracciato dalla studiosa da diversi anni è proprio questo: conoscere per tutelare!